un’elezione triste. per un voto modesto. one more.

È tempo di elezioni.
Tempo di amici che si candidano e ti chiedono di farlo.
O almeno di firmare per la loro lista.

Io, non vedo perché dirgli di si.
Non a questo o a quello, proprio al giochino della rappresentanza.

Non ci credo. non credo che la macchina della democrazia formale funzioni secondo le specifiche.
Men che meno secondo i requisiti.

È sotto gli occhi di tutti il funzionamento della macchina amministrativa nella sua materialità, fatto di programmatica assenza di stile, di linguaggi escludenti e soprattutto brutti, di mancanza financo del paravento di un’etica pubblica. E quindi di spregio delle regole, abuso di potere, clientelismo, tempo perso in discussioni che con grandissimo impegno evitano l’argomento…

Ma questo potete andare a farvelo spiegare da Travaglio. È tutta la vita che lo fa, avrà pur imparato qualcosa!

Il problema è un pò più grosso, è che non credo.
Non credo nei requisiti, nel patto sociale, nella convivenza, nella cessione di sempre più libertà in cambio di un molesto quieto vivere. Nel sublimare il desiderio di piacere in consumo e quello di libertà in voti associazionismo volontariato attivismo ribellismo.

No, questa non è una critica costruttiva.

"Critica costuttiva" è un eufemismo. Significa che accetti e riconosci il quadro concettuale ed ideologico in cui si svolge la discussione. In politica lo chiamano "riformismo", socialdemocrazia. O anche "combattere il sistema dall’interno". Percui non mi preoccupo troppo della sorte dei critici costruttivi.

 

Poi anch’io non mi smuovo, non ancora, dal mio sofà borghese, pratico solo una frazione di quello che dico e penso.

Ma almeno mi astengo dal riconoscere un patto sociale nel quale penso non ci siano possibilità. E fortemente sogno di andarmene.