la norma sociale che bella invenzione

qui si va sul banale e sul già sentito, ma quando ci vuole ci vuole.

scrive tale Federico Casabella su un foglio stampato che alcuni pagano per leggere, o forse solo per avercelo sottobraccio, e che come business primario vende l’attenzione dei lettori ai suoi inserzionisti pubblicitari.
cita la dottoressa Alessandra Lancellotti, psicologo clinico genovese:

È stato provato scientificamente – racconta la dottoressa Lancellotti
– che le persone che hanno un proprio credo riescono ad avere difese
immunitarie più forti perché sviluppano noradrenalina ed endorfina
sostanze che stimolano la piacevolezza

facendo anche finta che questa affermazione abbia uno straccio di basi scientifiche, e che da qualche parte si sia definito cosa si possa intendere per "un proprio credo" e cosa no, la sintesi giornalista di questa affermazione, già di per sé vacua, diventa

«Chi crede in Dio vive più a lungo»

mah, sarà
che ogni essere umano fa storia a sé, ma da quando mi sono
disintossicato dal cattolicesimo, i miei ormoni vanno mooolto meglio.

un problema però potrebbe essere che alcune società arretrate discriminano chi
non si conforma ad un determinato modello di vita: sedicente appartenente alla religione maggioritaria,
lavoratore, consumatore, autodipendente, drogato di lavoro,
di televisione, di alcol, di cocaina, represso ed ipocrita, e quindi con una bella
zavorra di cose irrisolte.

come poi qualcuno abbia voglia di campare a lungo in questo modo,
non lo capisco, ma ognuno si fa del male come preferisce. forse è qui
che viene buona la “difesa della vita”, per scoraggiare dall’uso delle vie d’uscita più tragiche, quelle che potrebbero mettere in discussione il modello sociale?

quello che sicuramente capisco è che essere fuori da una o più di
queste norme sociali porta emarginazione, repressione e altre cose che fanno male
all’autostima. sicuramente non aiuta a vivere bene né a
lungo.
e allora dov’è la "difesa della vita" quando si spara a zero sull’amor proprio delle persone?

quindi quello che sostiene l’articolo è che finora, guardando i
“grandi numeri” e non le singole storie individuali, il modello sociale
oppressivo funziona.

e ne vanno anche fieri!

inutile nasconderselo, essere vivi è una faticaccia. ti ritrovi a passare la vita a scrollarti di dosso cattiva letteratura e pessimi commentari.

e ti rimane felicità a momenti e futuro incerto.

ma le cose che ti sei guadagnato hanno quel sapore particolare di cui non ti stanchi.