Mi sono trovato per caso a far giocare due bambine di questo secolo, figlie di amici.
Tra i vari giochi del loro repertorio, probabilmente insegnato loro da qualche adulto, c’è quello delle dame e cavalieri: “tu ti allontani, noi decidiamo che una di noi è la tua dama, e tu devi scoprire qual’è. Quando pensi di averla scoperta, le dai un bacio. Se hai scelto giusto anche lei ti bacia, altrimenti prendi uno schiaffo”.
Lo scopo del gioco per il cavaliere è trovare la sua dama con meno tentativi possibile, per le dame è fargli prendere più schiaffi possibile.
È un simpatico gioco di comunicazione non verbale, direte voi, ed è vero: il cavaliere deve riuscire a leggere i segnali per individuare la sua dama, far pratica con l’espressione dei propri sentimenti, e con la possibilità di essere accettato o rifiutato, le dame giocano con le espressioni per rendere difficile il suo compito.
Ma qual’è la modalità di relazione tra i sessi a cui questo innocente gioco addestra?
- le “dame” sono addestrate a nascondere i propri veri sentimenti e gusti (altrimenti il cavaliere scoprirebbe facilmente chi è la sua dama)
- la scelta di accoppiarsi non è una libera scelta di due persone che esprimono apertamente i propri interessi, ma la scelta di un gruppo, o possibilmente di un adulto che guida il gioco, ovvero una figura di potere. quindi quello che dovrebbe essere l’incontro dei liberi desideri di due persone diventa un fatto imposto dall’esterno
- si da per scontato che gli accoppiamenti siano tra persone di sesso opposto, quando è ben noto che questo non vale per tutti
Per chi ha figli, e prende sul serio quella cosa chiamata “responsabilità educativa”, forse sarebbe meglio fare attenzione ai giochi con cui imparano a vivere.