la mia vita è – come appena dissi – mia.
ho il diritto di usarla come voglio.
ma neanche “diritto”, ne ho la facoltà.
ce l’ho, se e quando non la cedo ad altri per qualche inganno. per ricatto convenzione giudizio comodità ignavia disattenzione costrizione.
il più delle volte, la si cede per disattenzione.
l’esistenza umana è definita dalla mortalità.
non a caso, l’immortalità è più spesso che no una distopia.
quindi il problema è che ci sia vita prima della morte. e va affrontato in positivo, cercandola e costruendola.
ma poi significa anche che ho pure la facoltà di finirla, se e quando vorrò farlo.
esistenzialmente lo rivendico.
se capiterà, preferirei essere in grado di fare da me.
alla Monicelli, diciamo. senza coinvolgere altri nell’atto se ho la possibilità materiale di cavarmela da solo. senza lasciare sensi di colpa. ma anzi dei bei saluti per chi continua.
perché bisogna sempre ricordare che io e te e tutti gli altri, se volessimo, saremmo materialmente in grado di farla finita in mezza giornata.
a prendersela comoda. è una facoltà insita nel possedere un corpo anche solo vagamente abile.
e visto che i diritti, le libertà, o sono di tutti o non sono di nessuno, rivendico questa facoltà per tutti.
facoltà, potenzialità di scelta.
che il problema, quello che i cattolici proprio non riescono nemmeno a concepire, è quello della scelta individuale.
che è diversa per ognuno. per ogni momento e luogo. per umore convinzione coincidenza.
che ora non so nemmeno dire a quali condizioni lo farei io, figurati se è possibile anche solo pensare di dettarlo ad altri.
percui nel mio sogno migliore di società c’è anche la possibilità di farsi aiutare se non si è in condizione di. e se qualcuno è disposto a.
e se la società non è ancora pronta si fotta.
cioè, la lingua è una cosa viva, è fatta delle parole che vengono parlate.
lo stesso per il discorso pubblico, è fatto degli argomenti che vengono argomentati.