la poesia. è nelle strade. nelle urne, solo prosa scadente

capita che uno finalmente si decide ad andare alla ciemmona.
perché? perché non è mai troppo tardi per farsi un’infanzia felice

una massa veramente critica ti restituisce temporaneamente la fiducia nell’umanità, e dopo uno può solo ringraziare

grazie al vigile, che chiedeva a noi di tenere fermo il traffico.
a quanti si sono sbattuti per.
a chi c’era e a chi avrebbe voluto e a chi ci sarà la prossima volta.
alle ciclofficine.

grazie a quelli che sono scesi dall’auto e hanno sorriso.
a quelli che si sono fatti delle domande.
a chi almeno è riuscito a non sbroccare.
a chi si è inventato le scuse più buffe per passare.  la mia preferita è stata l’organizzatrice di matrimoni che il matrimonio non poteva partire senza di lei.
a quello che alle 2 di pomeriggio ci dava dei criminali perché “i bambini devono dormire”.

grazie a quello a cui è rimasta in mano la mia chiave del 14/15, fanne buon uso.

si, eravamo bellissimi e voialtri in macchina un po meno.
e pure io quando sono in macchina sono molto meno bello.

grazie a quelli che non battezzano i bambini, e ai preti che stanno pensando di smettere. la tonaca.

grazie a chi ha disegnato le salite e le discese della tangenziale per farci giocare e salutare la gente alle finestre.

grazie a chi rivendica tutti i giorni il diritto al delirio.

grazie a chi crede nella vita prima della morte.

perché è bello prendersi le occasioni per essere felici, invece aspettare che qualcuno te le conceda.

e infatti poi ti capita di confrontare il tipo di delirio con quello che si può trovare in una piazza dopo che hai vinto le elezioni. e no, non c’è neanche vagamente confronto. le cose che ti prendi, hanno un sapore diverso.

e poi ti dicono “ma non sei vecchio per giocare con la ruota fissa?”. e lo prendi come un complimento