muoiono gli ennesimi due "nostri ragazzi" in afghanistan.
vittime di un attentato.
di guerriglia.
della resistenza di una popolazione occupata.
del fondamentalismo religioso, che è un gioco che viene meglio in due.
del petrolio.
di tutte le volte che ho preso la macchina e potevo anche no.
di chi ha giocato all’apprendista stregone manipolando un mondo complesso come fosse il cortile di una fattoria in texas.
delle resistibili ambizioni filoimperiali di un ducetto da operetta.
dell’inadeguatezza di un veicolo bllindato di fronte all’escalation degli esplosivi fatti in casa.
del pensiero magico di chi continua a pensare che sia abbastanza per mandarci dentro una persona a farsi sparare addosso.
di chi ci avrà immancabilmente mangiato sopra.
di qualche decisione tattica infelice.
degli zerozerosette che io l’avevo detto che.
della loro stessa ingenuità, dell’essersi fidati delle promesse dello stato.
dello spirito di corpo.
di un rischio calcolato, se torno mi sistemo.
della mancanza di alternative meno pericolose per portare a casa la pagnotta.
di una pagnotta che magari c’era anche ma non era abbastanza profumata.
di chi li ha convinti di aver bisogno della pagnotta profumata al punto da andare in capo al mondo a fare il bersaglio.
della retorica della guerra umanitaria.
di chi incassa qualche voto modesto smerciando la paura del nemico e la retorica dell’eroe.
di loro sono cattivi e noi invece andiamo in giro a piantare
violette.
della patria della missione della libertà
di quella cosa che chiamano libertà ma che si ottiene con i fucili.
anzi, non la si ottiene mai, perché ci sono sempre altri fucili da vendere.
e su tutto questo cala il peloso velo del lutto nazionale.